Moto Guzzi The Clan
Moto Guzzi Experience

MG Experience Tunisia 2019: in sella attraverso la porta d’Africa

Il volo dell’Aquila Moto Guzzi attraverso la “porta d’Africa”. Un viaggio di 10 giorni per innamorarsi della Tunisia, al ritmo delle pulsazioni dei bicilindrici di Mandello, in una scintillante carovana internazionale di membri della community The Clan, tra paesaggi indimenticabili, capolavori archeologici ed autentiche emozioni guzziste: ecco cos’è Moto Guzzi Experience Tunisia 2019!
Leggi il nostro racconto
tappa per tappa e scopri le foto più belle nella fotogallery alla fine della pagina!

TAPPA 1 – DALL’ITALIA A TUNISI: ASPETTANDO IL SOLE AFRICANO
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa1Non te le immagini mai per come sono davvero, le partenze, ma quel groppo in gola di trepidazione mista ad entusiasmo, puoi star certo che non manca mai; soprattutto perché a Genova non è solo inverno, è burrasca!
Vento forte e pioggia battente spazzano le nostre 26 Moto Guzzi in attesa di imbarcarsi nella Moto Guzzi Experience Tunisia. Volevamo un po’ di avventura? Eccola fin da subito!

Poche parole di commiato e poi in fila per la consegna dei TomTom Rider 550, con precaricate le tracce di ogni giornata, e delle chiavi delle fiammanti Moto Guzzi. Alcuni di noi non ne hanno bisogno, sono arrivati in sella alle proprie aquile, ma non è il momento delle presentazioni: si parte! Abbiamo un traghetto da prendere e 24h di viaggio in mare ma… un momento: un traveller un po’ troppo disinvolto si presenta in sella alla sua V85 TT super accessoriata, ma senza passaporto. Riesce a farselo portare da Milano appena in tempo per “saltare” sulla nave: stasera offre lui! 

Siamo a bordo e finalmente abbiamo il tempo di guardarci in faccia durante il primo di tanti briefing.
Lo staff comincia le presentazioni. Tre guide: due in moto e una che chiuderà il gruppo con il primo mezzo di appoggio a quattro ruote. Dietro solo il furgone dei due tecnici Moto Guzzi, carico di ricambi e moto di scorta (meglio essere preparati!).
Orecchie tese ascoltano le indicazioni sull’organizzazione ferrea che ci aspetta, labbra sorridenti assaggiano lo spirito del viaggio, e del gruppo. Già, il gruppo: una ciurma internazionale che spazia tra Stati Uniti, Francia, Germania, Finlandia, Svizzera e – ovviamente – Italia. Tutti uniti dall’appartenenza a The Clan e dalla passione per l’Aquila di Mandello del Lario. La Tunisia aspetta solo noi!

Il mare grosso ci sveglia di buon’ora: sembra che a Tunisi il tempo non sia migliore di quello dal quale siamo scappati. Collezioniamo contrattempi, timbri e complicazioni doganali, ma non ci importa: ce l’abbiamo fatta! È tardo pomeriggio e gli pneumatici delle nostre Moto Guzzi stanno solcando terra africana! Ok, è asfalto bagnato, non terra, è buio, le strade poco illuminate e i km fino all’hotel pochi, ma siamo già entusiasti alla sola visione della nostra carovana rombante che punta alla scoperta della Tunisia… sarà troppo? Niente affatto!

TAPPA 2 – DA TUNISI A TABARKA (circa 270 km): FINALMENTE ON THE ROAD! (COME NON PASSARE INOSSERVATI)
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa2 Sono solo le 8 di mattina del nostro primo giorno on the road e abbiamo già capito tre cose che ci accompagneranno fino all’ultimo:
1) gli alberghi in Tunisia sono grandi, maldestramente sfarzosi e semideserti; testimonianze di un turismo in lenta ripresa da un decennio di crisi,
2) questo è l’orario di partenza quotidiano: “ore 8:00 culo sulla sella”, intona il nostro apripista, e guai a chi tarda!
3) il governo tunisino tiene molto ai turisti, soprattutto se motociclisti: all’ingresso dell’hotel ci aspetta (non proprio invitata) la Polizia Turistica. Ci scorterà – o meglio, ci aprirà la strada a sirene spiegate – per i primi giorni di viaggio, dandosi il cambio di autovettura in autovettura, con un balletto in corsa ben coordinato, al confine di ogni governatorato.

Le forze di Polizia tunisine si rivelano subito compagne di viaggio migliori di quanto potremmo immaginarci, considerando la flessibilità nei confronti dei limiti di velocità, in costante rincorsa della nostra fitta tabella di marcia, e il supporto nel farci largo nel traffico della periferia di Tunisi; arrivano quasi a “placcare” auto e camion perché ci lascino libero il passaggio. Insomma, tra luci, sirene e rombo dei bicilindrici, scatta immediatamente l’effetto “corteo presidenziale”. Le teste si voltano, le donne salutano, gli smartphone ci riprendono (ne vedremo sempre meno dopo aver lasciato Tunisi): “chi sono? Forse dei principi berberi con la loro carovana di cammelli?”. All’inizio siamo un po’ straniti, questo “circo” non aiuta certo a passare inosservati e a fonderci con il paesaggio, ma scopriremo negli sguardi entusiasti dei nostri “spettatori”, soprattutto dei bambini, che l’appariscente teatrino sta per regalarci alcune delle emozioni più vivide della Moto Guzzi Experience Tunisia.

Ad emozionarci decisamente meno, invece, sono pioggia e freddo, che ci accompagnano per buona parte della mattinata di trasferimento. Per fortuna la morsa invernale si allenta proprio quando ci stiamo approcciando alla prima tappa, con il sole che finalmente illumina la strada verso le rovine di Dougga.
La visita a questo sito archeologico patrimonio dell’UNESCO, uno dei più importanti del paese, ci aiuta a familiarizzare con la maestosità e la perfetta conservazione delle testimonianze delle tante culture che si intrecciano nella storia della Tunisia. Dinanzi a noi c’è un’intera collina da esplorare, camminando sulle strade lastricate e sotto gli archi di epoca romana, addentrandoci nei templi e nei mausolei numidi e punici, fino a scoprire lo spettacolare teatro romano adagiato sul pendio.
L’estensione delle rovine di Dougga ci colpisce ancora di più quando ci rendiamo conto di essere soli. Ci faremo l’abitudine, specialmente in questa zona a nord-ovest della Tunisia, ricca di attrazioni ma storicamente poco battuta dalle rotte turistiche dirette verso il sud. Una manna per le foto di gruppo. Click: ecco la prima di molte! Ma non tutti le digeriscono bene e così parte il tormentone/incubo/siparietto della Experience, pronunciando con forte accento tedesco: “photo di groupo”! Simulando poi una fuga generale.

Un pranzo a base di ottime costolette d’agnello e di letali salse al peperoncino (per la fine del viaggio riusciremo addirittura a spalmarle sul pane) ed è già tempo di ripartire. Davanti a noi ci sarebbe un lungo e guidato percorso di montagna tra paesaggi lussureggianti, ma pioggia, vento e freddo lo rendono disagevole e apparentemente interminabile. Arriviamo così a Tabarka seguendo i lampeggianti nel buio; stanchi, battendo i denti e con tanto da elaborare al termine di questa prima intensa giornata in sella. Siamo in viaggio, che figata! Ma è questa la Tunisia? Quando arrivano le dune e i cammelli? Quando arriva il deserto?

TAPPA 3 – DA TABARKA A SBEITLA (CIRCA 300 KM): A CACCIA DI TRAMONTI
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa3Il meteo non è migliorato, tanto che lasciando Tabarka nemmeno ci rendiamo conto di aver lambito il mare, anche se per pochi km. Ci aspetta invece una stupenda strada di montagna, con curvoni levigati e vista su… la nebbia, che fortuna vuole si apre proprio al momento giusto, mentre attraversiamo il passo, con le moto in fila indiana e le visiere ancora appannate. È uno spettacolo di sfumature di verde, sature di goccioline di pioggia; ma più in là, verso sud, c’è il sole, ed è lì che stiamo andando. Oggi e domani, infatti, le nostre ruote costeggeranno il confine con l’Algeria: è una zona fortemente militarizzata e la visione dei soldati armati ci ricorda come al di là della frontiera l’accesso al turismo sia fortemente limitato, e come attraversare questa regione in sella alle nostre Moto Guzzi sia un piccolo privilegio.

Cominciamo a prendere il ritmo e capiamo in fretta che le pause benzina, ogni 150 km circa (le grosse 1400 sono le più assetate), vanno sfruttate al massimo: per sgranchire le gambe e per fare amicizia con i tunisini! Se nei siti turistici siamo quasi sempre soli, sembra invece che gran parte della vita autoctona ruoti intorno alle pompe di benzina e ai mezzi a due e quattro ruote, più o meno scassati (le immortali e sempre stracariche Peugeot 404 e 504 «Camionnette», alcune circolanti dagli anni ‘60, sono ovunque e diventano presto una simpatica ossessione per alcuni di noi). Il tempo per fare rifornimento a tutte le moto basta per scattare almeno 20 foto con i membri di ogni famiglia e, immancabilmente, conoscere qualcuno che parla italiano o inglese e vuole farsi raccontare vita, morte e miracoli della nostra spedizione. Gira e rigira, i motori delle nostre Moto Guzzi si rivelano le chiavi di accesso all’incontro con le persone, che scopriremo essere sempre pronte a regalarci un momento della loro quotidianità. Ci fa sentire un po’ meno turisti, un po’ più viaggiatori e decisamente molto motards, come si dice qui.

Per quando arriviamo a Le Kef le nuvole si sono diradate, lasciando intravedere un bel cielo azzurro che rende ancora più scenografico il panorama del quale godiamo dalla sommità della Kasbah: la famosa fortezza ottomana edificata a protezione del confine con l’Algeria. Una strada bianca ci conduce al pranzo in un bell’agriturismo, dove i giovani gestori non ci lasciano andare via senza una foto di gruppo tutti insieme. 

Da questo punto del viaggio in poi potremo dire addio alla pioggia, il meteo tornerà ad essere quello che ci aspettavamo dall’inverno tunisino: quasi 10° di escursione termica giornaliera, con 10/13° alla mattina e alla sera, ma in mezzo 20 piacevolissimi gradi al sole!
Tolti un po’ di strati dell’abbigliamento “a cipolla”, affrontiamo più volentieri le lunghissime strade, dritte e ben pavimentate che si stendono quasi a perdita d’occhio nella pianura davanti a noi. Sull’orizzonte si staglia solo il profilo piatto di una montagna dalla forma inusuale: ricorda un tronco tagliato, tanto che appare regolare. È la Tavola di Jugurtha: una fortezza naturale di 80 ettari di estensione e oltre 1200 metri di altezza, formatasi per erosione differenziale e usata come rifugio dai Berberi durante i secoli. La sommità è accessibile tramite una scala ricavata nella roccia, dopo aver percorso con le moto una stretta e ripida stradina. La vista è mozzafiato: la luce sta sfuggendo, ma più a valle la vediamo intrattenersi radente sulle colline aride della Kabilia, la regione che divide l’Algeria mediterranea da quella desertica.
Diciamo la verità, il piano sarebbe di arrivare sempre in albergo con la luce, ma come si fa a non lasciarsi sedurre da un tramonto così? Ci regaliamo qualche minuto di contemplazione in barba al cronoprogramma tiranno, prima di percorrere gli ultimi km che ci separano da Sbeitla.

TAPPA 4 – DA SBEITLA A TOZEUR (CIRCA 290 KM): DALL’ANTICA ROMA ALLE OASI DI MONTAGNA
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa4 Svegliarsi a Sbeitla è diverso. Siamo al centro della Tunisia e l’aria limpida e frizzante ci dice che stiamo entrando nel cuore del viaggio: oggi sarà una giornata speciale!
Poche centinaia di metri dall’hotel e ci ritroviamo a passeggiare tra alcune delle rovine romane meglio conservate del paese. Il sito archeologico dell’antica città romana di Sefetula (“Sbeitla” deriva proprio da qui), per quanto meno esteso di quello di Dougga, ci sorprende per la ricchezza dei mosaici e per l’imponenza del suo campidoglio. Tre templi affiancati, dedicati a Giove, Giunone e Minerva, che – ignari dei propri secoli – stagliano ombre lunghissime sulle nostre sagome traballanti, un po’ assonnate, un po’ estasiate. Anche qui ci siamo solo noi, insieme a un personaggio locale vestito con il Bournous, il tipico mantello magrebino generalmente di lana di cammello, che non smette di osservarci incuriosito. Qual è la vera attrazione di Sbeitla oggi?

In sella! Ci aspettano i primi 170 km della giornata, sufficienti per liberarci del torpore e per condurci in un susseguirsi di cambi di paesaggio via via sempre più desertici: prima collinare, poi pianeggiante e infine montano.
È metà mattina quando assistiamo ad un curioso passaggio di consegne tra auto della Polizia, che da Tunisi non ci hanno ancora mai mollato: tutto bene finché la nuova scorta non parte in avanti a velocità warp, lasciandoci finalmente in compagnia di noi stessi (le ritroveremo saltuariamente solo negli ultimi giorni di viaggio): la Tunisia ora è tutta per noi!

Stiamo gustando il pranzo, a base di ottimi spiedini di carne alla griglia, su una terrazza di Moulares e veniamo a sapere che un nostro compare francese non se la sente più di guidare: ha smarrito alcuni farmaci molto importanti. Mentre scatta una vittoriosa “operazione farmacia”, una (fino ad ora) passeggera italiana si offre di condurre la V7 III Stone Night Pack Led rimasta senza pilota; scopriamo così che è anche una brava motociclista (due giorni dopo il nostro motard si sarà ripreso e sarà pronto a tornare in sella!).

Molti di noi le oasi se le immaginano in mezzo alle dune del deserto, ma le tre che stiamo per vedere sono oasi di montagna. Tre capolavori della natura che scopriamo in rapida successione, grazie ad una delle più belle e tortuose strade che percorreremo in tutto il viaggio. Piegare da un’oasi all’altra: che potremmo desiderare di più?
Prima il Canyon di Mides. A un solo km dall’Algeria, sospesi sul vertiginoso solco, possiamo apprezzare i colori sfaccettati delle rocce, erose e levigate nei millenni dai torrenti fino a formare una perfetta difesa naturale per l’antico borgo. Per raggiungere il baratro, infatti, attraversiamo i resti spettrali delle case di fango secco del villaggio, distrutte dalle inondazioni che nel 1969 causarono diverse vittime. Una nota drammatica che racconta la poca dimestichezza con l’acqua di queste popolazioni.
Poi Tamerza: l’oasi di montagna più grande della Tunisia. Ci colpiscono i colori dei tessuti esposti sulle bancarelle e il piccolo canyon con la suggestiva cascata di 5 metri. È il momento e il luogo perfetto per un tè alla menta: così, come nel passato facevano i carovanieri, anche noi oggi ci rifocilliamo, attingendo alla caparbia stilla che dona la vita a questo luogo unico. È anche l’occasione giusta per “sporcare” le ruote delle nostre Guzzi sul breve sterrato di accesso: c’è chi non resiste a qualche smanettata in piedi sulle pedane di V85 TT o ad un passaggio rallystico nel piccolo guado.
Infine Chebika. Una deviazione di appena 1 km e il nostro convoglio si tuffa nel viottolo che attraversa la lussureggiante palmeria. Sbuchiamo dall’altra parte e ci ritroviamo i immersi in un dipinto ad olio: alle nostre spalle solo palme e montagne, incendiate dalla calda luce del tramonto, davanti a noi la distesa porpora del piccolo lago salato “Chott” el Gharsa, infine, alla nostra sinistra, fanno la loro apparizione anche i nostri primi dromedari!

Ci assalgono tutte insieme: quelle tonalità, luci e suggestioni che donano alla Tunisia l’appellativo di “porta d’Africa”. Gli ultimi km della giornata li percorriamo così: inebriati, quasi storditi, alleggeriti istantaneamente di ogni fatica, guardandoci l’un l’altro correre leggeri in sella alle nostre Moto Guzzi verso Tozeur; verso il Sahara!

TAPPA 5 – DA TOZEUR A DOUZ (CIRCA 210 KM): BUSSANDO ALLE PORTE DEL SAHARA
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa5 Come se l’atmosfera della nostra spedizione non fosse già abbastanza surreale, la prima meta di oggi riesce davvero a farci volare con la fantasia: una deviazione a ovest dalla nostra rotta meridionale, passando per il villaggio di Nefta, ci conduce a Ong Jmal: una delle più famose e meglio conservate location cinematografiche della saga di Star Wars.

La stretta lingua di asfalto lunga 25 km fende il deserto, seguendo sinuosa le curve di quella che – solo fino a 6 mesi fa – era una pista tra le dune. Alla fortuna di poter raggiungere in sella alle moto il villaggio costruito da George Lucas alla fine degli anni ’70, si aggiunge il piacere di affrontare, soli nella luce quasi abbagliante del mattino, questa strada dall’asfalto “gripposo” e tutta da guidare.
Ong Jmal deve il suo nome a una strana formazione di arenaria che ricorda un “collo di cammello” (letteralmente: Ong Jmal) e si dice che proprio qui, il regista statunitense trovò ispirazione per creare l’universo di Star Wars. Quel che resta oggi sono una buona parte delle costruzioni del set di “Mos Espa” (così era chiamato nei film) e un gruppo di “locals” pronti ad accogliere i visitatori con i loro dromedari: “un dinar, un dinar pour la photo, s’il vous plaît”! Questo approccio “turistico”, nel senso più ordinario del termine, quasi ci rincuora: almeno qui sembra sopravvivere un po’ del giro d’affari. Così, mentre visitiamo il set, ci lasciamo andare a qualche “cavalcata”, per finire con una foto di gruppo a moto, piloti e cammelli schierati, trovandoci a urlare indicazioni esilaranti in inglese misto al francese: “allora, quel cammello va spostato almeno due metri più in là! Sì così, seduto non in piedi!”. Ma non è solo l’occasione per ridere: cogliamo l’opportunità per indossare le magliette (VESPA 946)RED, in sostegno al Global Fund per la lotta all’AIDS, che fornisce farmaci essenziali contro HIV/AIDS a villaggi nell’Africa subsahariana. Siamo certi che, solo per oggi, l’Aquila Moto Guzzi ce lo perdonerà.

È quasi ora di rimetterci in marcia, ma lo spiazzo completamente vuoto ai piedi dell’imponente duna di sabbia adiacente a Ong Jmal è irresistibile. Un cenno di assenso delle guide e ci scateniamo in un vorticoso carosello motociclistico sul piazzale sabbioso: qualcuno, più smaliziato, accenna qualche derapata, qualcun altro si gode semplicemente lo spettacolo, assaporando questi attimi di pura libertà in sella alle nostre Moto Guzzi. Sembriamo tornati bambini, ma ci pensa uno dei “papà” della spedizione a darci una dimostrazione di come giocano i grandi: una delle nostre guide inforca una V85 TT – riding mode Off-Road selezionato – e attacca la salita alla duna con il motore in tiro. Sale e scende più volte, accarezzando con la gomma anteriore la sabbia finissima (sembra quasi talco), facendola schizzare in alto con quella posteriore, senza un accenno di sbavatura e con la sicurezza di chi non è al suo primo rodeo.
Viste con i nostri occhi le potenzialità della Tuttoterreno, qualcuno trova il coraggio di cimentarsi anche lui nell’attacco alla duna, per battezzare la propria V85 TT con la sabbia del Sahara; non un deserto qualunque, ma quello che ha donato il nome alla iconica livrea gialla, bianca e nera della sua moto. In effetti, quando ti ricapita? Il temerario sale senza difficoltà, seguito da una vera e propria ovazione, ma in discesa la storia si complica e dopo pochi metri la soffice duna inghiotte la ruota anteriore, mandandolo gambe all’aria al rallentatore, fra mille risate.

Dissabbiata la V85 TT, facciamo ritorno a Tozeur per un pranzo all’aperto in tipico stile arabo, immersi nell’oasi cittadina e nell’ombra di una palmeria tra le più estese al mondo. Qui nessun pasto si conclude senza datteri: Tozeur è considerata la capitale mondiale del dattero e noi stiamo assaggiando la varietà Deglet Nour, considerata la migliore in assoluto tra le oltre 180 conosciute. L’appetito vien mangiando, e uscendo dalla città finiremo per contrattare l’acquisto di una cassetta da 10 kg che ci spartiremo a fine viaggio.

Da Douz ci separa l’attraversamento del vasto lago salato Chott el-Jerid: Erodoto lo descriveva come “Lago Tritone” e, pur mancando una prova concreta, lo si ritiene collegato con il Mare Mediterraneo (a oltre 150km di distanza) poiché sembra risentire del flusso delle maree.
Percorriamo il lunghissimo rettilineo (oltre 50 km) che corre dritto su un terrapieno, mentre tutto intorno il colore biancastro e scintillante del sale si riflette al sole, fondendo cielo e terra in tremolante miraggio.

Completiamo la traversata e arriviamo a Douz, la base di partenza della maggior parte dei tour in fuoristrada nel Sahara tunisino. Ce lo ricorda la vista della duna che imperturbabile arriva a lambire la cittadina, incurante di asfalto, marciapiedi e lampioni. Da qui a sud c’è quasi solo sabbia, ma la nostra missione punta in una direzione diversa.
In albergo alcuni di noi approfittano dell’hammam. Ce lo siamo meritato, e domani sarà una lunga giornata!

TAPPA 6 – DA DOUZ A TATAOUINE (CIRCA 310 KM): LA TUNISIA NASCOSTA
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa6Ore 8:00, in sella e pronti a partire…. fermi tutti: c’è una sorpresa. Non la Polizia, ma una troupe di una radio locale che è venuta a riprenderci! A quanto pare siamo più famosi di quanto immaginiamo.

Qualche breve intervista in lingua francese e ci mettiamo in sella per una delle giornate più intense della nostra Experience, che oggi ci porterà a lambire ed attraversare vari paesaggi desertici.
Non ci vuole molto per lasciarci alle spalle le sagome delle dune, facendo il nostro ingresso in un deserto montano, con i rettilinei che lasciano il posto a magnifiche curve. Dopo un’oretta di guida facciamo sosta a Tamazret, proprio in cima ad un tratto di guida particolarmente entusiasmante. Così, mentre alcuni sorseggiano un tè alle mandorle molto particolare e assaggiano i “corni di gazzelle” (dolci locali di pasta sfoglia, ripieni di mandorle e miele, che ricordano la forma di un corno), ne approfittiamo per fare qualche foto in piega a sei irriducibili biker, che sembrano non averne mai abbastanza di curve e di km.

Ci riuniamo al gruppo alla volta di Matmata, un suggestivo villaggio berbero, il cui stile costruttivo tipico, con le case troglodite scavate nella roccia, abbiamo già cominciato a intravedere nel corso degli ultimi km. Arrivati in paese scopriamo però che il rifornimento di carburante forzato non può essere eseguito presso il distributore di benzina, che ha chiuso chissà quando: non resta che chiedere aiuto agli abitanti, che si fanno in 4 per recuperare i 5 litri per moto che ci bastano per proseguire. In pochi minuti diventiamo l’evento del giorno, e l’imprevisto, come sempre avviene, si rivela un’occasione per fare breccia nei ritmi e nei confini che impone il nostro ben codificato modo di viaggiare, lasciando entrare nel casco un po’ di quell’ecosistema umano che da giorni vediamo sfrecciare intorno a noi. Ma tutto ha un prezzo: la timetable non perdona e la visita a Matmata salta. Ci rimettiamo in marcia senza rimpianti, abbiamo davanti ancora di meglio!

Da qui infatti comincia un’importante digressione: non vogliamo arrivare a Tataouine sul percorso classico, ma compiendo una suggestiva divagazione di quasi 100 km nella regione del Dahar, più conosciuta per gli Ksar: spettacolari granai/villaggi fortificati berberi, la cui ondulata architettura a cellette ricorda un po’ il modernismo catalano e i palazzi di Gaudì. La zona è così ricca di testimonianze perché è qui che, protette dalle montagne, queste popolazioni autoctone di “uomini liberi” (sarebbe questo il significato della parola “Berberi”) si rifugiarono in seguito all’invasione araba delle pianure.
Se di carovane di motociclisti, in Tunisia, oggi ne passano poche, quest’area ci dà l’idea di non averne mai viste. Traffico inesistente e nemmeno l’ombra di turisti, ci fanno godere ancora di più della vista sulle grandi vallate, mentre gli stretti passaggi nei villaggi a passo d’uomo ci regalano lo sguardo incantato dei bambini. Ci corrono incontro, allungano le mani per darci il “5 al volo”, suggellando un silenzioso e sorridente accordo: né noi né loro abbiamo mai vissuto un momento come questo.

Siamo a Tataouine per il pranzo, quando al momento di rimettersi in moto realizziamo che una delle V85 TT ha una gomma a terra (sarà l’unico inconveniente in 10 giorni). Basta alzare una mano per fare entrare in azione i nostri imperturbabili meccanici Moto Guzzi: non c’è tempo di cambiare la camera d’aria, sostituiamo al volo la moto con il muletto nel van e proseguiamo perdendo solo pochi minuti (la sera in albergo la riparazione sarà completa e l’indomani “Sgonfia”, così ribattezzata, sarà pronta a ripartire).

La giornata si conclude con la visita a Ksar Ouled Soltane, il più scenografico tra gli Ksar, con i suoi 4 livelli di altezza delle celle (solitamente se ne contano solo due), e poi a Chenini. Il crepuscolo ci illumina già mentre parcheggiamo le moto nel piazzale ai piedi del più famoso villaggio troglodita berbero, arroccato sul fianco di una montagna in posizione protetta. C’è il tempo solo per una breve passeggiata in compagnia delle nostre guide, che ci raccontano come 10 anni fa, anche a quest’ora, il piazzale sarebbe stato tanto gremito di turisti da faticare a parcheggiare una singola moto. Oggi, dopo 10 anni di crisi del settore, iniziata con i moti della Primavera araba e proseguita con gli attentati di matrice jihadista del 2015 a Tunisi e Susa, ci siamo solo noi.

Quando ripartiamo il sole è ormai tramontato, mentre la temperatura esita ancora a calare. Copriamo i pochi km che ci separano da Tataouine ipnotizzati dagli ultimi riverberi color carminio, proiettati sulle montagne da qualche mago degli effetti speciali, e dalla lunga coda di lucine posteriori rosse che scodinzola gioiosa davanti a noi.

TAPPA 7 – DA TATAOUINE A EL JEM (CIRCA 350 KM): TUTTE LE STRADE PORTANO A EL JEM
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa7Siamo partiti da 8 giorni e abbiamo esplorato la Tunisia fino alla sua estremità meridionale abitata. Oltre, resta lo sterminato “corno” desertico, delimitato a sud est dalla Libia e a sud ovest l’Algeria, ma è venuta l’ora di riguadagnare velocemente terreno verso nord. Oggi ci aspettano quindi molti km di strade piuttosto noiose, ma non per questo la Tunisia ha finito le storie da raccontarci!

Dopo giorni di grandi spazi aperti e strade poco battute, rifamiliarizziamo con il passaggio obbligato nei centri urbani: senza dubbio i punti più critici nella gestione della nostra lunga carovana di moto e furgoni. Molti dei partecipanti si fanno avanti per aiutare lo staff quando si tratta di mantenere compatto il gruppo e fermare il traffico tra incroci e rotonde, ma c’è qualcosa che nemmeno la migliore organizzazione può risolvere: l’assenza di parcheggio!
La nostra prima sosta sarebbe allo Ksar di Medenine, ma oggi è sabato: giorno di mercato. Suggestivo, chiassoso e brulicante di vita; vorremmo perderci tra i colori e i profumi delle bancarelle ma è davvero impossibile riuscire a posteggiare la nostra colonna. Addio Ksar, ci vedremo la prossima volta! Non resta che fermarci alla periferia del paese per il caffè mattutino. Il tour leader accosta e tutti lo imitiamo ordinatamente; via il casco e per ultimi alziamo lo sguardo sull’insegna del locale che recita… “Caffè Bolzano”. Tutto vero, sono tunisini ma il loro espresso all’italiana è proprio buono!

“Tutti in sella” ci intima la guida, e così diligentemente digeriamo una gran tirata sulla statale che costeggia la costa mediterranea, anche se il mare lo vedremo solo a Mahres. Il sole splende, la temperatura è mite e il pranzo di pesce con vista sulla baia popolata di fenicotteri rosa è ottimo.
Ci restano gli ultimi 100 km fino a El Jem e al suo suggestivo Anfiteatro, dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Unesco. L’albergo è giusto in fondo alla strada, ma posteggiamo le moto tutte intorno all’imponente Colosseo, il 3° più grande al mondo, giusto in tempo per godercelo illuminato dalla luce del tramonto, mentre gli italiani quasi trasecolano: come abbiamo fatto a finire a Roma?

All’atto del check-in in hotel assistiamo per la prima volta all’incrinatura di un rituale che ormai abbiamo imparato a conoscere: quello dei tedeschi (a onor del vero nel trio c’è anche uno svizzero) e della loro birra di “benvenuto”. Nessuno è più veloce di loro a scattare verso la prima meritata bottiglia di Celtia (ottima birra tunisina), con ancora il casco in testa e il passaporto in mano; dopotutto la regola dalla mattina fino all’arrivo è ovviamente zero alcool. In questo grande albergo a El Jem, però, c’è solo birra analcolica, che non viene nemmeno presa in considerazione! Facile concludere che ci sia lo zampino della religione musulmana, ma la spiegazione è molto più semplice: in Tunisia la licenza per venderlo pare sia molto costosa.

Manca poco alla fine delle Experience, e questa consapevolezza ci spinge a rimandare di qualche ora la canonica buonanotte, per concederci invece una passeggiata serale per El Jem, riscoprendo il magnifico anfiteatro in notturna e assaggiando tè e pasticceria tradizionale in un tipico caffè tunisino.

TAPPA 8 – DA EL JEM A TUNISI (CIRCA 250 KM): CHOKRAN MOTO GUZZI EXPERIENCE!
201912_MGEXP_Tunisia-reportage-tappa8Ultimo giorno in sella, ultima valigia da caricare in furgone, ultima barcollante ricerca della nostra moto lungo la schiera, non più molto scintillante, di Moto Guzzi parcheggiate. Oggi pomeriggio alle 19 saremo al largo della costa tunisina.
Ognuno di noi reagisce a suo modo: c’è chi diventa più taciturno, chi comincia a collezionare numeri di telefono e selfie, chi invece chiede di poter guidare l’ultima moto della gamma che gli manca per completare la propria personalissima racconta di “punti Aquila”.
Siamo davvero così terribilmente sentimentali noi motociclisti? Pare proprio di sì. Per fortuna che davanti a noi c’è ancora una giornata quasi piena di viaggio, perfetta per riportarci con le ruote per terra.

Il fiore all’occhiello del programma di oggi è la visita alla medina (centro storico) di Kairouan, quarta città santa dell’Islam per importanza. “Sette pellegrinaggi qui valgono come uno alla Mecca”, ci dice un ragazzo tunisino incontrato nella venerabile Grande Moschea. La sala delle preghiere è interdetta ai non musulmani, ma il complesso architettonico è magnifico: copre una superficie di 9000 m², con un perimetro di circa 415 m. Al centro del cortile spicca una meridiana bianca, poco più in là una vasca per la raccolta dell’acqua piovana, tutto intorno le mura fortificate e i portici con colonne in granito e in porfido, trafugate da antichi monumenti provenienti da Cartagine.
Siamo rimasti solo in tre e il nostro nuovo amico ci invita a salire su una terrazza antistante la Grande Moschea, per godere della vista dall’alto. Attraversiamo 3 piani di negozio di tappeti e la vista è effettivamente magnifica. Kairouan è considerata la capitale del tappeto della Tunisia, e il nostro accompagnatore ci chiede se vogliamo acquistarne uno. Decliniamo e lui non insiste, così lo ringraziamo per il piccolo regalo che ci ha fatto: “chokran”! Significa grazie in tunisino: una delle poche parole che siamo riusciti ad imparare.

Arriviamo ad Hammamet in tempo per gustare un’ottima frittura di pesce a un passo dalla spiaggia. La medina e il lungomare sono ben curati, ma tutta la città odora di turismo est europeo da grandi resort, che poco ha a che vedere con lo spirito della nostra Moto Guzzi Experience. 

Gli ultimi 70 km fino al porto di Tunisi scorrono veloci in autostrada, al contrario delle procedure di imbarco che sembrano non finire mai e ci riservano anche un maldestro tentativo di raggiro da parte di un funzionario della dogana. Le nostre esperte guide schivano il colpo con disinvoltura e in breve ci troviamo in navigazione verso l’Italia.

Ripensiamo a questi quasi 2.000 km percorsi in Tunisia, ai piccoli timori che avevamo prima di partire, alla crisi del settore turistico seguita alla Primavera araba e agli attentati del 2015 e alla lenta ripresa che vorremmo fosse guidata proprio da chi, come noi, decide di seguire la propria passione per la scoperta, l’avventura e ovviamente le due ruote.
Pensiamo ai compagni e alle compagne di viaggio, a come poter tradurre in parole e gesti il profondo senso di pienezza e di appartenenza a una community che ci hanno lasciato.
Pensiamo alle nostre Moto Guzzi, che si sono comportate egregiamente: dalla piccola V7 alla maestosa MGX-21 (la preferita del nostro rider più “esperto”: 76 anni e l’energia di un ragazzino), passando per V85 TT. Meriterebbe un capitolo a parte – la Tuttoterreno – che racconti il suo secondo viaggio, quello verso il Sahara, dove molti anni fa una sua diretta antenata dalla livrea molto simile correva verso Dakar
Riposano impolverate nel ventre della nave, ma per noi sono state molto di più che semplici mezzi di trasporto: sono state il lasciapassare per questa emozionante esperienza di viaggio, il passe-partout per la scoperta di questo straordinario paese in una forma unica ed esclusiva

Chokran Tunisia! Chokran Moto Guzzi Experience!